Era il 1996, gli strascichi della nube tossica di Chernobyl purtroppo si riversavano di generazione in generazione. In Italia il pericolo di contagio era svanito ma gli italiani decisero di essere solidali con quelle popolazioni afflitte, già in povertà e per giunta in cattiva salute.
Antonella e Mauro, una coppia di Empoli che aveva una figlia di 7 anni di nome Giulia, presero a cuore la causa. In tv e sui giornali si leggevano appelli per adozioni e vacanze ‘solidali’ per i piccoli bielorussi. Antonella e Marco si rivolsero alle Pubbliche Assistenze di Empoli per chiedere di poter accogliere nella loro casa una bimba. La prima esperienza con Elena, 9 anni, non andò male. L’anno successivo, d’estate, accolsero lei e Olga, 10 anni. Olga veniva da un villaggio a 45 minuti di auto da Gomel, a 6 ore di viaggio dalla capitale Minsk.
Tra Olga, la coetanea Elena e i suoi genitori è scattata una scintilla, quella dell’affetto incondizionato. Il rapporto tra la famiglia empolese e quella di Olga, oggi sposata e con una figlia, perdura ancora oggi. Quest’anno sarà la figlia di Olga a incontrare i ‘nonni’ acquisiti a Empoli, sempre attraverso le Pubbliche Assistenze. Con un sacrificio in più Antonella e Mauro hanno pagato il viaggio in aereo anche ad Olga, che sarà presente con loro per una parte della vacanza, a 10 anni di distanza dall’ultimo incontro.
Abbiamo intervistato Antonella, casalinga, e Mauro, commerciante per un’azienda di confezioni, nella loro casa nel quartiere Carraia. La loro storia parla di un amore lungo 20 anni, che valica i confini della differenza di lingua, di cultura e di nazionalità.